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Racconto di un pellegrino a S. Giovanni Rotondo

26-27 ottobre. S. Giovanni Rotondo. Racconto anonimo di un pellegrino

Non sono nuovo ai pellegrinaggi e a S. Giovanni Rotondo “scendo” sempre volentieri. Quelli guidati da Irene sono sempre così “particolari”, così “nuovi” e, soprattutto, così riparatori e rigeneratori – come dice lei stessa - della nostra anima la quale, se non alimentata, si impoverisce, soffre, si ferma o infine muore. A ben scrutare la nostra fede, il fine dei pellegrinaggi non sta soltanto nella grazia di visitare i luoghi e conoscere la vita di un Santo quanto attraverso di lui, riconciliarsi con Cristo e la Chiesa.

A sera, quando stanchi rientriamo a casa, un attimo prima di addormentarci riassaporiamo questo viaggio dello spirito, viaggio di trasformazione, di riscatto, di richiesta e di preghiera, di riconciliazione e di penitenza. L’atto penitenziale che si fa salendo in ginocchio la scalinata lungo il Monte Castellano può sembrare umiliante e anche doloroso ma, secondo me, è un mezzo per farci progredire nel cammino dell’umiltà. Irene ci trasmette l’amore che lei ha per il Signore e, come figlia spirituale di Padre Pio, ci fa rivivere l’operato di questo Santo che ha speso la vita per riportare le anime a Dio.

La visita al nuovo Santuario mi lascia perplesso: troppo sfarzo che, secondo me, non coincide con la spiritualità di Padre Pio che amava “sorella povertà”. Le spoglie mortali di Padre Pio sono lì ma il cuore e la sua spiritualità io li sento nella vecchia cripta. Ho trovato più intima e profonda la visita al vecchio santuario, il convento dove ha vissuto Padre Pio: pieno dei suoi ricordi, un suo ritratto giovanile con le stigmate, le foto dei suoi genitori, quelle del suo paese natale, Pietrelcina.

Irene racconta particolari della vita del Santo. In una stanza la teca con la pianeta, in un’altra un calice come quello che Irene offrì a Padre Pio nei primi anni del suo cammino con lui. In questo luogo lei ci racconta della mistica esperienza “percepita dalle figlie spirituali” nel vedere Padre Pio “mangiare l’Ostia”, quasi tirandola, come a volerla strappare con la bocca , come se fosse un pezzo di carne e vederlo bere sangue, sangue non vino. Quale esperienza, quale prova, di quale mistica agape è stato attore padre Pio. Attore completo nella sua compartecipazione anche alla flagellazione di Gesù. Irene rivela tanti altri aneddoti della sua vita alla scuola spirituale di Padre Pio.

Dopo la visita guidata da Irene, ho sentito l’esigenza spirituale di rifare il percorso da solo e in silenzio. Quasi per assaporare e fermare nel cuore e nella penna il percorso. Ma non avevo nulla per scrivere e, per caso, vedo una penna su un bancone e trovo poi un foglio, alla fine delle scale che immettono nella tomba. Un caso….??

 

A.C.

 

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